Il Covid ha cambiato davvero il concetto di design?

Negli ultimi due anni abbiamo sentito parlare moltissimo di design, di nuove linee guida, di cambiamenti imminenti in merito allo stile di vita delle famiglie italiane oppure relativamente alle loro scelte in fatto di arredo e di progettazione dei propri spazi.

Ebbene, ora che la pandemia sembra (forse) volgere al termine, sarebbe bene chiedersi: quanto di ciò si è realizzato? Quanto di ciò che era stato prospettato tornerà alla “normalità?” Esiste una “normalità” post covid o le cose sono cambiate irrimediabilmente?

Il Covid ha davvero cambiato in via definitiva gli approcci del design?

Lo abbiamo chiesto, tra le altre cose, proprio a Chiara Melandri, protagonista di questo numero.

 

Covid e mondo della ristorazione

“Il Covid, oltre alle abitazioni private, ha messo in crisi soprattutto il mondo della ristorazione e dunque noi abbiamo avuto la necessità di reimpostare il concept di tutti i progetti di ristorazione di cui ci siamo occupati” ci ha detto.

“Ci hanno chiesto a gran voce nel corso degli ultimi due anni di prevedere spazi di separazione. Adesso credo che stia invece tutto tornando alla normalità. Almeno per ciò che riguarda gli ambienti dedicati alla ristorazione.
Per le abitazioni private, invece, il Covid ha dato il via alle grandi ristrutturazioni. Stando in casa le persone si sono rese conto dei punti critici delle proprie case: sale male organizzare, taverne inutilizzate.”

Dunque un uso diverso dell’arredamento può dare vita a spazi alternativi per Chiara Melandri.

Insomma, pare proprio che l’idea di una condivisione più ristretta, limitata, non ci abbandonerà insieme al Covid.

 

Il design “post pandemico”

Il cosiddetto “design post pandemico” sembra avere tutti i caratteri del rigore, del minimalismo.
I colori più apprezzati negli ultimi anni sono i bianchi, i pastelli. Tutto ciò che ricordi, in pieno, l’idea dell’igiene.

Non più quindi “tanto spazio”, quando “spazio vitale, salubre”.

Ecco, a questo non rinunceremo. Neanche dopo il Covid. E sembrano essere proprio queste le richieste ai designer che vanno per la maggiore.

 

Il lavoro “smart”

Senza contare il fatto che la pandemia ha aperto le porte al cosiddetto lavoro ibrido, in cui i lavoratori trascorrono alcuni giorni a casa e altri in ufficio. Ciò significa che le abitazioni dovranno adattarsi in via permanente all’idea di lavoro smart e agile con nuovi arredamenti, nuove visioni degli ambienti, delle luci.

Le nuove linee guida del design sembrano improntate a un nuovo concetto di fluidità degli spazi. Ogni ambiente può diventare altro, può essere ripensato in base alle esigenze.

E tu che cosa ne pensi?
Scrivici.

Scopri il pensiero di Chiara Melandri qui.

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