Il made in Italy esiste ancora?

In un’epoca di grande globalizzazione in cui tutto è fluido, tutto è a portata di mano, in cui i social hanno abbattuto muri e distanze, molti si interrogano sulla questione “Made in Italy”.

Esiste ancora? È ancora forte? Come si riconosce? Che cosa lo minaccia?

 

Prodotto in Italia

Il “prodotto in Italia” è qualcosa di intangibile e prezioso. Riconosciuto democraticamente in tutto il Pianeta. Si tratta di un concetto associato alla moda, al cibo, all’arte, all’artigianato, al turismo.
Insomma, l’Italia si vende ancora bene in tutto il mondo.

Tuttavia, è bene ricordare che stiamo vivendo un periodo storico di importanti acquisizioni economiche.
Brand storici e noti vengono acquistati da grandi colossi europei o americani.
Ciò ne consente la sopravvivenza, certo, ma mette in dubbio il concetto di “Made in Italy?”

A conti fatti, se l’artigiano che crea il prodotto è italiano ma risponde alla volontà di un leader straniero si può ben parlare di “made in Italy?” La cultura di fondo in un’azienda non ne plasma e influenza l’operato e l’identità?

Sia chiaro: il “Made in” si fonda sul luogo di produzione. E neppure nella sua interezza. Un prodotto può essere costruito, nei suoi iter di produzione, in altri Paesi. Ciò che conta è che sia stato pensato, concepito, terminato in Italia. Ecco quanto prevedono le norme ufficiali.

Eppure, va da sè che la domanda è d’obbligo. Il made in Italy esiste ancora? Ha ancora senso utilizzare questa locuzione?

 

Unicità e italianità

Numerosi studi hanno messo in luce quanto questo concetto sia difficile da debellare e scalfire perché basato su una condizione di assoluta unicità.
Ciò che può fare un artigianato italiano, magari maneggiando il cotto in fornaci vetuste, non potrebbe farlo nessun altro. In nessun luogo del mondo.
Ciò che è possibile trovare nelle nostre Regioni non si trova altrove.
I nostri prodotti, dall’olio al vino, non sono reperibili nè imitabili in nessun angolo del globo.

Da questo punto di vista il made in Italy sarebbe al sicuro.

Anche per Chiara Melandri, architetto e figura preminente nel secondo numero di Wink, il made in Italy è presente come non mai.

“Secondo me basta andare all’estero, nelle grandi città, ci sono insegne soltanto di marchi italiani. Il made in Italy è vivo e vegeto”.

Eppure, lanciamo una provocazione bella e buona: come sarà possibile adattare il “made in Italy” alla modernità? E che cosa succederà una volta che questo passaggio sarà compiuto?

Ascolta le parole di Chiara Melandri.

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